Il design? Iterativo per natura

Recentemente mi sono trovata a rileggere un grande classico della bibliografia sul design – “La caffettiera del masochista – Psicopatologia degli oggetti quotidiani” di Donald A. Norman – e ho constatato quanto questo libro, la cui prima pubblicazione risale al 1988, sia ancora assolutamente attuale per molti aspetti.

In particolare mi ha colpito un paragrafo che parla dell’evoluzione naturale del design.
Scrive Norman:

“Il buon design ha una sua evoluzione: il progetto viene messo alla prova, si scoprono e si modificano problemi e difetti, e poi viene continuamente riesaminato e rimodificato fino all’esaurimento di tempo, energie e risorse.
Questo processo naturale è caratteristico dei prodotti artigianali, in particolare degli oggetti che fanno parte delle tradizioni popolari. Quando si tratta di oggetti fatti a mano […] ogni oggetto nuovo può essere modificato leggermente rispetto al precedente, eliminando difetti, apportando piccole migliorie o sperimentando nuove idee. Nel corso del tempo questo processo dà luogo ad oggetti funzionali ed esteticamente gradevoli”.

L’idea dell’iterazione e del miglioramento continuo è insita nel processo stesso del design. E questa idea si applica sia ad oggetti fisici sia a prodotti digitali.

Riportando le considerazioni di un progettista scrive:

“Di solito ci vogliono cinque o sei tentativi prima di indovinare un prodotto. La cosa può essere accettabile in un prodotto già lanciato, ma pensa un po’ che cosa vuol dire in uno nuovo. Supponi che un’azienda voglia creare un prodotto che forse farà una grossa differenza. Il problema è che, se il prodotto è davvero rivoluzionario, è improbabile che ci sia qualcuno capace di progettarlo giusto la prima volta; ci vorranno diversi tentativi”

La storia non cambia: una buona soluzione di prodotto nasce indubbiamente dall’analisi delle funzionalità, del target di riferimento e del contesto d’uso ma tutto ciò può non essere sufficiente.

design_iterativo

E’ necessario che il prodotto – o il suo prototipo o una versione beta del prodotto stesso – venga messo alla prova dei fatti per verificare che tutte le assunzioni fatte nel corso della progettazione fossero corrette.
Il prodotto deve andare nelle mani degli utenti finali.

Solo in questo modo verificheremo il reale interesse da parte del pubblico (ndr.: ho detto da parte del pubblico, non dei nostri committenti!), potremo acquisire conoscenza supplementare rispetto al prodotto stesso (chi lo utilizza realmente, come è usato, come potrebbe evolvere, ecc.) e capire se quanto abbiamo progettato ha un modello di business sostenibile o se anche questo deve essere riconsiderato alla luce dei fatti.
E’ dal rilascio in avanti che il prodotto può iniziare ad evolvere e migliorare di iterazione in iterazione.

Built, measure, learn: è questo il ciclo di iterazione che porta a buone soluzioni di design e ai prodotti migliori.