Product Ownership: il gruppo su Linkedin

Come orientarsi nel ruolo di Product Owner?
Quali sono gli strumenti e gli skill più importanti per guidare con efficacia un gruppo di sviluppo?
Quali sono i principali problemi con cui dovrete confrontarvi in questa attività?
Cosa vi differenzia dagli altri profili “agili”?
Ma anche… sono solo o esistono altri Product Owner come me in Italia?
Se queste sono alcune delle domande che avete in mente un’altra risorsa può venirvi oggi di aiuto.

Su Linkedin è attivo da anni il gruppo “Lean Agile Italy”, che conta ormai più di 2.000 membri.
Al suo interno è stato creato un sotto-gruppo italiano espressamente dedicato alla Product Ownership.
Si tratta ancora di un piccolo nucleo di professionisti, ma posso garantirvi che è molto motivato a portare avanti discussioni ed approfondimenti su questo tema.

Una delle cose che ci unisce è la consapevolezza che su questo tema c’è ancora molto da dire, da scrivere e da condividere.
La letteratura Agile sull’argomento non è così estesa ed esaustiva, le competenze richieste sono variegate e difficilmente presenti in un’unica figura professionale, gli “scogli” che si possono incontrare esercitando questo ruolo sono numerosi e i dubbi che emergono sul campo ancora di più.

Da qui è nata l’idea di uno spazio di riflessione dedicato. E’ un’iniziativa nata a valle del PO Camp (per chi non sapesse di cosa si tratta ne ho parlato in questo post), ma è estesa a chiunque sia interessato a discutere il tema della Product Ownership.
Il gruppo è privato, ma chiunque può chiedere di essere ammesso ed è il benvenuto a portare il proprio contributo (essere un Product Owner non è un requisito obbligatorio!).

E’ un punto di partenza, ma ha tutte le caratteristiche per andare lontano. Se siete appassionati come me, vi invito ad andare a dare un’occhiata.

Product Ownership Camp 2014: ci risiamo!

E’ iniziato il conto alla rovescia per il PO Camp 2014!
Mancano meno di dieci giorni al secondo appuntamento italiano di questo evento, nato due anni fa dall’entusiasmo e dall’iniziativa di un gruppo di agilisti italiani ed appassionati interessati ad approfondire le tematiche della product ownership.

La sterminata letteratura presente ormai sullo Scrum e la figura dello Scrum Master non risponde ancora pienamente alle tante esigenze dei Product Owner e ad una serie di domande che nascono dall’esperienza quotidiana di lavoro con i team di sviluppo.

Quali sono le dinamiche di relazione tipiche tra il PO e il team di sviluppo? Come indirizzarle al meglio?

Come mediare in modo ottimale le richieste del cliente e l’attenzione al dettaglio tecnico dei team?

Quali strumenti concreti possono essere utilizzati dal Product Owner per comunicare più efficacemente con gli stakeholder?

Questi sono solo alcuni dei tanti argomenti approfonditi lo scorso anno dai partecipanti.

Uno degli aspetti più interessanti del Product Ownership Camp è la formula della open conference, un format che consente ai partecipanti di proporre temi di discussione, approfondire ciò che è di proprio interesse e muoversi liberamente tra le varie sessioni attive in parallelo.
Di fatto non esiste un’agenda preconfezionata di argomenti, questa emerge in corso d’opera dalle idee, dalle sollecitazioni, dalle curiosità e dai bisogni dei partecipanti stessi.

Lo scorso anno è stato affrontato anche il tema della definizione formale del ruolo del Product Owner.
L’argomento è complesso e variegato e sarà oggetto di ulteriori approfondimenti anche in questa occasione.
Uno degli obiettivi che si pone questo evento è proprio sintetizzare collettivamente un “manifesto” della Product Ownership.

L’appuntamento è a Baratti dal 12 al 14 settembre in un fantastico resort a due passi dal mare.

Sarà la seconda occasione di conoscere persone appassionate, condividere dubbi ed idee a bordo spiaggia, cercare insieme soluzioni a problemi comuni e tornare a casa più carichi che mai con tanta voglia di “cambiare tutto”…
… in meglio, s’intende!

“Dreaming”, un intervento illuminante allo IAD 2013

Tra i vari interventi interessanti che sono stati presentati all’Italian Agile Days 2013 di Reggio Emilia (29 e 30 novembre) uno mi ha particolarmente colpita.

E’ stato l’ottimo speech di Andrea Provaglio intitolato “Dreaming“.

Non capita tutti i giorni di sentire il proprio lavoro paragonato alla dimensione del “sogno“.
Secondo l’autore i cicli di iterazione possono essere interpretati alla luce di un modello che contiene la dimensione del sogno (l’intento, la vision, il backlog stesso), dell’azione (la produzione, le competenze) e dell’ordine (i ruoli, le funzioni, le cerimonie).

Due, in particolare, sono le osservazioni che mi hanno fatto riflettere:

  1. la dimensione del sogno è una dimensione fluida, dove tutto è ancora possibile. Eppure troppo spesso i nostri backlog (che si iscrivono nella dimensione del sogno) rivelano una scarsa capacità di envisioning già in fase iniziale di progettazione
  2. Quale percentuale di sogni e di bisogni contiene il vostro backlog?
    Una certa quantità di bisogni, di defect fixing è del tutto naturale in un prodotto, ma qual è la soglia critica oltre la quale il sogno – ciò che porta reale valore all’utente finale – rischia di essere soffocato dagli obblighi e dalle necessità immediate?

Per non rischiare che i frammenti di sogno solidi che realizziamo ad ogni iterazione si rivelino irreali o – peggio – inutili, vi invito a farvi ispirare…