Product Ownership: il gruppo su Linkedin

Come orientarsi nel ruolo di Product Owner?
Quali sono gli strumenti e gli skill più importanti per guidare con efficacia un gruppo di sviluppo?
Quali sono i principali problemi con cui dovrete confrontarvi in questa attività?
Cosa vi differenzia dagli altri profili “agili”?
Ma anche… sono solo o esistono altri Product Owner come me in Italia?
Se queste sono alcune delle domande che avete in mente un’altra risorsa può venirvi oggi di aiuto.

Su Linkedin è attivo da anni il gruppo “Lean Agile Italy”, che conta ormai più di 2.000 membri.
Al suo interno è stato creato un sotto-gruppo italiano espressamente dedicato alla Product Ownership.
Si tratta ancora di un piccolo nucleo di professionisti, ma posso garantirvi che è molto motivato a portare avanti discussioni ed approfondimenti su questo tema.

Una delle cose che ci unisce è la consapevolezza che su questo tema c’è ancora molto da dire, da scrivere e da condividere.
La letteratura Agile sull’argomento non è così estesa ed esaustiva, le competenze richieste sono variegate e difficilmente presenti in un’unica figura professionale, gli “scogli” che si possono incontrare esercitando questo ruolo sono numerosi e i dubbi che emergono sul campo ancora di più.

Da qui è nata l’idea di uno spazio di riflessione dedicato. E’ un’iniziativa nata a valle del PO Camp (per chi non sapesse di cosa si tratta ne ho parlato in questo post), ma è estesa a chiunque sia interessato a discutere il tema della Product Ownership.
Il gruppo è privato, ma chiunque può chiedere di essere ammesso ed è il benvenuto a portare il proprio contributo (essere un Product Owner non è un requisito obbligatorio!).

E’ un punto di partenza, ma ha tutte le caratteristiche per andare lontano. Se siete appassionati come me, vi invito ad andare a dare un’occhiata.

Una mappa per esperimenti Lean

Lean Experiment Map - Moves The Needle
Lean Experiment Map – Moves The Needle

 

Volete provare a testare velocemente l’idea di un nuovo prodotto, servizio o funzionalità? Pensate di avere trovato la soluzione ad un annoso problema per i vostri utenti?
L’Experiment Map può venirvi in aiuto!
Si tratta di uno strumento molto efficace per applicare nella pratica i principi Lean di sperimentazione, misurazione dei risultati e apprendimento discussi in un post precedente.

E’ opportuno adottare qualche accorgimento: la mappa deve essere stampata grande e possibilmente appesa in modo che sia visibile a tutto il gruppo di lavoro.
Gli step vanno seguiti nell’ordine in cui sono proposti:

  1. definizione dell’idea
  2. valutazione delle assunzioni
  3. formulazione di un’ipotesi
  4. creazione dell’esperimento
  5. registrazione dei comportamenti
  6. individuazione del target (ovvero metrica di successo)
  7. risultati
  8. analisi delle motivazioni e insight
  9. decisione relativa alla soluzione esplorata

Ad ogni passo registriamo i risultati. Un post-it è più che sufficiente per catturare appunti e idee.

Come si procede?
Vi racconto l’utilizzo che ne abbiamo fatto nel corso di un workshop sull’innovazione.
Supponiamo di partire da un problema specifico che i vostri utenti hanno evidenziato, ad esempio sul vostro sito web hanno difficoltà a trovare i prodotti a cui sono realmente interessati.
In un primo momento ogni persona ha a disposizione qualche minuto per elaborare le proprie personali soluzioni e scriverle su un post-it.
Le varie soluzioni vengono presentate a turno al gruppo di lavoro che sceglie collettivamente quella più promettente.

A questo punto si inizia a seguire gli step proposti nella mappa.
Inquadriamo bene il problema: dobbiamo definire chi ne è impattato (potrebbe trattarsi di diverse tipologie di utenti), qual è la situazione problematica che vogliamo risolvere e quale soluzione abbiamo scelto.
E’ importante fornire dettagli in questa fase ed essere il più concreti possibile.

In seconda battuta si analizzano – sempre in gruppo – le assunzioni che stanno alla base della nostra idea.
Ricordate? Cosa stiamo dando totalmente per scontato senza averne alcuna prova? E’ importante capire cosa non stiamo mettendo in discussione e classificare queste convinzioni sulla base di due variabili: la conoscenza e l’importanza.
Le assunzioni che risulteranno essere nel quadrante in alto a destra sono quelle determinanti e meno note, ovvero le idee che rivelatesi false potrebbero mettere totalmente in discussione la nostra proposta.

E’ proprio dall’assunzione più critica che partiremo per realizzare il nostro esperimento.
Facciamo un’ipotesi, proviamo a tradurre in una descrizione specifica e misurabile la nostra assunzione cruciale (ad esempio: se mostriamo agli utenti un prototipo della nuova landing page aumenteremo del 10% le entering visits).

Costruiamo quindi un esperimento. Dev’essere un test veloce e rapido, basato su un prototipo o un artefatto il più semplice possibile da realizzare. Non serve essere sofisticati! L’importante è testare l’idea (potremmo utilizzare un concierge mvp) e acquisire insight da parte dei nostri utenti (la finalità è l’apprendimento!).

Un consiglio fondamentale: evitate la tentazione del sondaggio.
Non ci interessa raccogliere un parere sulle azioni degli utenti bensì vedere i loro comportamenti all’opera. 
Vogliamo vederli interagire con un prototipo o un servizio sufficientemente realistico.
Per fare questo abbiamo bisogno di uscire dai nostri uffici e andare a incontrare queste persone. Ascoltarle, cogliere la comunicazione non verbale, sentire i loro pareri o osservarle in azione.
Un esempio? Non chiediamo se sarebbero disposti ad acquistare un determinato servizio, simuliamo che sia già operativo e verifichiamo se sono disposti a mettere mano al portafoglio.

Datevi un target, un numero di utenti che volete coinvolgere nell’esperimento e il numero di coloro che dovrebbero accogliere positivamente la vostra soluzione. Anche in questo caso è importante darsi dei criteri di successo.
Pronti? Partenza… via! Eseguite l’esperimento che avete formulato e raccogliete i risultati.
La vostra ipotesi è stata confermata?
Se sì, il risultato è andato oltre le aspettative? Quali altri insegnamenti avete raccolto sul campo?
Se l’esperimento ha avuto un esito negativo perché credete sia andato così? Cosa ha influenzato il risultato? Cosa vi hanno raccontato in merito i vostri utenti?

A questo punto – e solo a questo punto – siete pronti a prendere una decisione. Potete decidere di proseguire lungo la strada intrapresa approfondendo altri aspetti della soluzione. In questo caso reiterate il processo con un nuovo esperimento per affinare la vostra idea iniziale.

Se invece avete raccolto preziosi feedback degli utenti che vi hanno portato a riformulare l’idea iniziale potete creare un nuovo esperimento per validare queste modifiche.
C’è anche in caso in cui l’esperimento vi abbia rivelato senza ombra di dubbio che la vostra assunzione era totalmente sbagliata (a noi è capitato così!).
Consolatevi! Siete pronti per ripartire da capo lungo questo percorso con una soluzione tutta nuova senza avere buttato dalla finestra mesi di sviluppo per un prodotto/servizio che nessuno dei vostri utenti avrebbe mai adottato.

In termini di investimento il rapporto costo/beneficio dato dall’adozione di questo tipo di approccio è sconcertante (come abbiamo fatto senza finora?!).
Provatelo sul campo e fatemi sapere se anche per voi funziona così bene.

Non abbiate paura di sperimentare… provate a spingervi un po’ oltre e adottare una prospettiva differente. Chiedetevi “cosa cambierebbe di 10 volte il comportamento degli utenti?

Nota: un particolare ringraziamento a theleanapps.com, che mette a disposizione una variante dello strumento particolarmente interessante.

Fallisci presto, impara in fretta: sii Lean!

Build, measure, learn

Il Lean è una cultura orientata a comprendere le esigenze del cliente, ridurre gli sprechi e ottimizzare i processi, una filosofia che potremmo riassumere nel motto “massimo risultato con il minimo sforzo”.

E’ una teoria di organizzazione aziendale che integra al suo interno varie metodologie gestionali.
Obiettivo del Lean è produrre di più con un minor consumo di risorse.
Il termine “lean production” – produzione snella – è stato coniato in riferimento al sistema Toyota, l’azienda automobilistica giapponese caratterizzata da processi industriali ad altissima efficienza rispetto ai principali produttori mondiali di automobili.

Tra i concetti chiave del Lean c’è l’idea del miglioramento continuo (“Kaizen”) perseguito mediante l’applicazione di un processo ciclico in 3 fasi: sperimentazione, misurazione dei risultati e apprendimento (build, measure, learn).

Nel famoso libro di Eric Ries “Lean Start-up” viene più volte ribadito che l’acquisizione di conoscenza è cruciale per il successo di un’iniziativa imprenditoriale:

“Questo è il modo giusto di pensare alla produttività in una start up: non in termini di quanta roba stiamo producendo, ma di quanto apprendimento validato stiamo incamerando per i nostri sforzi.
Ogni bit di conoscenza che raggiungiamo ci suggerisce nuovi esperimenti da fare che muovono le nostre metriche più vicine ai nostri obiettivi.”

Un processo Lean prevede i seguenti step:

  1. Identificare cio’ che vale per gli utenti 
(per cosa sono disposti a pagare un prezzo?)
  2. Identificare il flusso del valore
    definire la sequenza ottimale delle attività per creare valore
  3. Far scorrere il flusso del valore
    eseguire le attività di valore senza inutili interruzioni
  4. “Pull” e non “push”

    fare scorrere il flusso del valore in base alla domanda, non all’offerta
  5. Puntare alla perfezione come punto di riferimento in un contesto di miglioramento continuo

Se applichiamo i principi Lean al mondo del software e in generale della progettazione ritroviamo gli step ciclici di build, measure, learn.

Dobbiamo identificare un problema o un’opportunità di sviluppo e verificare che abbia davvero valore per gli utenti (per questo è necessario acquisire conoscenza dei loro bisogni e e necessità).
Modifichiamo il nostro punto di vista e proviamo a ridefinire il problema dal punto di vista degli utenti. Mettiamoci “nei loro panni”.
Solo a questo punto – quando siamo stati in grado di avere empatia nei confronti di coloro per cui stiamo progettando – siamo in grado di fare brainstorming in maniera proficua e portare soluzioni creative.

Una volta definite la nostra idea ne verifichiamo le assunzioni (cosa stiamo dando per scontato senza averne alcuna prova?) conducendo degli esperimenti.
Possiamo creare un prototipo – il più “lean” possibile – per mettere alla prova l’idea in poco tempo e con il minimo delle risorse per testare la soluzione sul campo e raccogliere feedback quanto prima.

Il confronto reale con i propri utenti ci permette di validare l’idea iniziale raffinandola ulteriormente, di aggiustare il tiro o – in alternativa – di non proseguire oltre.
Anche una soluzione che si rivela totalmente sbagliata è un insegnamento di successo: ci evita lo spreco di realizzare un prodotto/servizio che non ha valore per l’utente finale e ci offre l’opportunità di investire meglio le nostre risorse.

A conti fatti se non puoi fallire, non puoi imparare.

Build, measure, learn